Come scelgo i colori: pancia, istinto o memoria?
Se qualcuno mi chiedesse qual è il mio metodo per scegliere i colori, probabilmente resterebbe deluso: non ho regole precise, nessun manuale segreto da svelare. Per me i colori si scelgono con la pancia, con l’istinto e, a volte, con un pizzico di memoria.
La pancia mi guida quando lascio che sia l’emozione del momento a decidere. Ci sono giorni in cui un gomitolo rosa mi sorride e io so già che sarà lui il protagonista, senza bisogno di ragionarci troppo. Altre volte è l’istinto a portarmi verso una combinazione improvvisa, magari rischiosa, ma che mi fa sentire viva e curiosa.
E poi c’è la memoria: i colori che porto dentro perché mi ricordano un ricordo, una stagione, un’atmosfera. L’autunno, ad esempio, mi porta sempre verso i toni caldi, quelli che sanno di foglie che cadono e di tisane fumanti. L’estate, invece, mi chiede leggerezza: tinte pastello, fili che sanno di mare e di giornate chiare. E il rosa, il mio colore del cuore, non manca mai: che sia tenue o acceso, ha sempre qualcosa da raccontarmi.
Alla fine, i colori sono più di una scelta tecnica: sono un linguaggio. Ogni volta che accosto due tonalità non sto solo creando un progetto, sto anche dando voce a un’emozione. Per questo non amo quasi mai lavorare a tinta unita: preferisco vivere a colori, mescolarli, lasciarli dialogare fra loro, come se fossero pensieri intrecciati.
Forse non avrò un metodo preciso, ma una certezza ce l’ho: i colori parlano di me, e io li scelgo proprio per questo.
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