Lo yoga non è una ginnastica come molti pensano ma una disciplina perchè occorre approcciarsi soprattutto anche a livello mentale.
E allora ho pensato di affidare alle pagine del mio blog alcuni interessanti articoli, che anche per chi è profano in materia può benissimo mettere in pratica
Liberati dall'ansia
Dal latino anxia (da angere, stringere), stato emotivo spiacevole, accompagnato da senso di oppressione, eccitazione e timore di un male futuro, la cui caratteristica principale è la scomparsa o la notevole diminuzione del controllo volontario e razionale della personalità», così il dizionario definisce l’ansia. Nell’articolo sulla paura, avevamo citato l’ansia come “timore interno del mondo esterno, in mancanza di uno stimolo che venga dal di fuori” che, unita alla definizione data dal dizionario, ci fa comprendere la complessità di questa “emozione”: ambigua, sfuggente, inquietante. E, come la paura, non la si può affrontare né fuggire.
Un’analisi medica
Nella psicoanalisi, l’ansia è considerata una sensazione di pericolo di cui non si individua l’origine, dovuta a conflitti inconsci (e forse alla madre di tutte le paure, quella della morte, a cui vecchiaia e malattia si avvicinano). Spesso la si ritiene sinonimo di stress (l’etimologia è la stessa), confondendo così la causa con l’effetto, e una normale ansia, come quella che si prova dovendo affrontare un esame, si sovrappone all’ansia angosciante che può arrivare fino all’attacco di panico. Le somatizzazioni sono diverse: modificazioni del ritmo del respiro, sudorazione, tachicardia, agitazione, senso di vuoto allo stomaco. Tutte reazioni dovute in genere all’aumento in circolo di alcuni neurotrasmettitori come l’adrenalina. Per contenere l’ansia si mettono in atto comportamenti compulsivi o rituali (come il controllo ossessivo di rubinetti e serrature, o il contare le cose più improbabili sperando in un effetto scaramantico). Si modifica anche il rapporto con il cibo con effetti a volte opposti: la perdita di appetito (la gola si stringe, lo stomaco si chiude e non si riesce a mangiare) o la fame compulsiva (alcuni cibi, come il cioccolato, hanno un effetto blandamente sedativo, incrementando la produzione di serotonina). Ci si trova così intrappolati in una gabbia di comportamenti che non si riesce a controllare.
Nella psicoanalisi, l’ansia è considerata una sensazione di pericolo di cui non si individua l’origine, dovuta a conflitti inconsci (e forse alla madre di tutte le paure, quella della morte, a cui vecchiaia e malattia si avvicinano). Spesso la si ritiene sinonimo di stress (l’etimologia è la stessa), confondendo così la causa con l’effetto, e una normale ansia, come quella che si prova dovendo affrontare un esame, si sovrappone all’ansia angosciante che può arrivare fino all’attacco di panico. Le somatizzazioni sono diverse: modificazioni del ritmo del respiro, sudorazione, tachicardia, agitazione, senso di vuoto allo stomaco. Tutte reazioni dovute in genere all’aumento in circolo di alcuni neurotrasmettitori come l’adrenalina. Per contenere l’ansia si mettono in atto comportamenti compulsivi o rituali (come il controllo ossessivo di rubinetti e serrature, o il contare le cose più improbabili sperando in un effetto scaramantico). Si modifica anche il rapporto con il cibo con effetti a volte opposti: la perdita di appetito (la gola si stringe, lo stomaco si chiude e non si riesce a mangiare) o la fame compulsiva (alcuni cibi, come il cioccolato, hanno un effetto blandamente sedativo, incrementando la produzione di serotonina). Ci si trova così intrappolati in una gabbia di comportamenti che non si riesce a controllare.
Interpretazioni filosofiche
Secondo la filosofia moderna, l’ansia è insita nella condizione umana. Martin Heidegger spiega questa emozione come «manifestazione fondamentale dell’essere nel mondo» connessa cioè al solo fatto di esistere. Per Jean-Paul Sartre e Søren Ki-erkegaard la consapevolezza dell’ansia come vissuto esistenziale è addirittura la premessa della coscienza umana della libertà. Per il filosofo contemporaneo Salvatore Veca si può affrontare l’ansia «accettando di convivere con le nostre incertezze, alla ricerca di un punto di equilibrio provvisorio… facendo dono di noi agli altri. Consapevoli della nostra incompiutezza».
Secondo la filosofia moderna, l’ansia è insita nella condizione umana. Martin Heidegger spiega questa emozione come «manifestazione fondamentale dell’essere nel mondo» connessa cioè al solo fatto di esistere. Per Jean-Paul Sartre e Søren Ki-erkegaard la consapevolezza dell’ansia come vissuto esistenziale è addirittura la premessa della coscienza umana della libertà. Per il filosofo contemporaneo Salvatore Veca si può affrontare l’ansia «accettando di convivere con le nostre incertezze, alla ricerca di un punto di equilibrio provvisorio… facendo dono di noi agli altri. Consapevoli della nostra incompiutezza».
Apriti al dialogo
Una delle caratteristiche dell’ansioso è il senso di isolamento, di inadeguatezza, il sentirsi un caso anomalo: condividere la propria esperienza con qualcuno è utile, secondo gli psicologi, per superare questa situazione. D’altronde, come dice il Dalai Lama: «l’impegno altruistico ci libera dalle motivazioni specifiche di sconforto, collocandole in una prospettiva più ampia: tali difficoltà non devono scoraggiarci.
Gran parte dei problemi, delle preoccupazioni e della tristezza che costellano la vita derivano dall’attac-camento a noi stessi». Per ancorarsi, affrontando l’insicurezza, per tornare a una situazione di equilibrio interno, nonostante le variazioni che avvengono all’esterno (omeostasi), lo yoga è un formidabile strumento.
Una delle caratteristiche dell’ansioso è il senso di isolamento, di inadeguatezza, il sentirsi un caso anomalo: condividere la propria esperienza con qualcuno è utile, secondo gli psicologi, per superare questa situazione. D’altronde, come dice il Dalai Lama: «l’impegno altruistico ci libera dalle motivazioni specifiche di sconforto, collocandole in una prospettiva più ampia: tali difficoltà non devono scoraggiarci.
Gran parte dei problemi, delle preoccupazioni e della tristezza che costellano la vita derivano dall’attac-camento a noi stessi». Per ancorarsi, affrontando l’insicurezza, per tornare a una situazione di equilibrio interno, nonostante le variazioni che avvengono all’esterno (omeostasi), lo yoga è un formidabile strumento.
di Lella Calvino
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