C’è sempre una prima volta… anche per i disastri.
Il mio primo “fallimento creativo” aveva la forma di una sciarpa. O meglio, avrebbe dovuto averla.
Doveva essere lunga, elegante, con un motivo traforato che avevo visto su una rivista.
Invece è venuto fuori un coso. Un coso strano, arricciato su un lato, tirato sull’altro, con una forma che sembrava… boh, un lombrico stanco.
E sai la cosa peggiore?
Ci avevo messo una settimana. Con tutta la convinzione di chi si sente già “designer delle meraviglie”.
Alla fine del settimo giorno, invece di ammirarla con orgoglio, ho guardato quel pezzo di filo con delusione. E ho pensato: “Non fa per me”.
Poi ho fatto una cosa che oggi, ripensandoci, mi fa sorridere:
ho disfatto tutto.
Ho tirato via ogni punto, lentamente, come a dire al filo: “Ok, ricominciamo da capo. Ma stavolta insieme”.
Quella “sciarpa mancata” è diventata poi una presina.
La presina più storta del mondo, ma anche la prima creazione che ho finito con il sorriso.
Perché avevo capito una cosa preziosa: fallire non è il contrario di riuscire… è solo una tappa.
Oggi sorrido quando qualcosa viene male. Anzi, lo racconto.
Perché ogni errore è un punto in più nel mio personale schema di crescita.
E tu?
Hai mai avuto un lavoro creativo disastroso che poi ti ha lasciato una lezione?
Scrivimelo nei commenti: prometto che non giudico, ho avuto anch’io il mio “lombrico stanco”!
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