Un racconto autobiografico per raccontare chi sono da dove vengo e cosa mi ha portata fin qui, tra gomitoli, ricordi e creatività.
🔵Capitolo 1
Il primo filo, tra banchi di scuola e aghi smarriti
Quando mi chiedono da quanto tempo lavoro all’uncinetto, non so mai se rispondere con un numero… o con un sorriso.
La verità è che il mio primo uncinetto non era nemmeno mio, era di mia mamma , che però faceva la sarta e sapeva a mala pena fare la catenella
Ma un giorno apparve improvvisamente nel suo cestino del lavoro
Un oggetto misterioso, sottile e un po’ magico, custodito in una scatola che sembrava vietata ai bambini. Ma il vero incontro non avvenne lì.
Fu a scuola, alle medie, quando c’era ancora quella materia che si chiamava “educazione tecnica” — e che in realtà sembrava divisa in due: ai maschi cacciaviti e circuiti elettrici, a noi femmine ago, filo e pazienza.
Ricordo ancora la sensazione dei primi punti: un misto di frustrazione e meraviglia. Il filo si aggrovigliava, scappava, si ribellava. Ma poi, come per magia, da un gesto ripetuto nasceva una forma. Era come se le mani stessero imparando una lingua nuova, senza parole.
Non sapevo ancora che quel filo mi avrebbe accompagnata tutta la vita. Che sarebbe diventato il mio modo di creare, di raccontarmi, di fermare il tempo.
Oggi, ogni volta che prendo in mano l’uncinetto, sento ancora quella bambina che stringe forte un ago e prova a dare ordine a un gomitolo che sembra troppo complicato. Ma adesso so che in ogni nodo c’è una storia. E questa è la mia.
Segue.....🧶
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